lunedì 18 novembre 2024

E' nata la Fondazione Giulia Cecchettin. Un impegno che ci coinvolge tutti

 Un anno fa crollò ogni speranza. Il corpo di Giulia Cecchettin, la ragazza generosa e solare uccisa dal suo ex l'11 novembre, fu ritrovato. Non ripercorro i dettagli, ne parlano in troppi. Questa vicenda avrebbe dovuto spingere anche noi giornalisti ad adottare una maggiore sensibilità. E' giusto stare con il fiato sul collo di chi indaga, cercare notizie, ma poi bisogna imparare a scegliere che cosa pubblica e che cosa mandare in onda. C'è un modo che si inchina alla violenza, ne viene subito attirato e noi non dobbiamo offrire racconti a cui si può ispirare una mente alterata. Non bisogno indugiare sui gesti efferati. Che cambia? Le parole contano. Cambiare  uno stile di scrittura è importante quanto l'educazione nelle scuole. Non è tacere. No. E' come si scrive. é come si parla.

Un anno fa una famiglia fu lacerata dal dolore, che l'ha segnata per sempre. Giulia è - lo ha detto anche il papà - diventata un po' di tutti.

Ecco che cosa ha ottenuto chi sperava di averla tutta per sé. Ora Giulia è di tutti. 

Ho letto il libro di Gino Cecchettin, un viaggio nel suo dolore e nella speranza di ritrovare Giulia nell'impegno che ha spinto lui, la figlia Elena e il figlio Davide a creare la Fondazione Giulia Cecchettin (qui il link a cui collegarsi) per fare quello che avremmo dovuto fare da decenni.

Oggi 18 novembre a un anno da quel dolore, la fondazione intitolata a Giulia è stata presentata ufficialmente, alla Camera dei deputati (vedi qui). Nasce per fare innanzitutto formazione contro la violenza di genere, sostenere le vittime e andare nelle scuole.

Stefania De Bonis



domenica 23 giugno 2024

Napoli ha riabbracciato Renato Zero

 Tra Renato e i napoletani c’è stato un lungo abbraccio per questo ritorno a Napoli, dopo 25 anni di assenza. Dopo anni in cui i fan lo hanno raggiunto a Roma o Eboli, finalmente l’hanno ospitato a casa. Renato è riuscito a esibirsi in piazza del Plebiscito, per due sere (quella del 21 giugno sol out in poche ore di prevendita) offrendo uno spaccato del suo repertorio, tanti successi e alcune nuove proposte tratte dal disco che ha dato nome al tour “Autoritratto”. Ma l’artista non si è solo raccontato, attraverso la musica ha anche duettato con artisti napoletani e ha offerto un finale a sorpresa che, se c’era ancora un napoletano da aggregare ai suoi sorcini, è riuscito a contagiarlo.

Il palco di fronte al Palazzo Reale, poco dopo le 21 ha acceso le sue luci per spegnerle poco prima dell’una. Una gran festa della musica, della buona musica. 
Partono le note e come non riconoscere “La favola mia", brano nato per i primi tour del cantautore romano, poi inciso nel 1978. Un bellissimo ritratto di Renato nato dalla penna di Franca Evangelisti, una delle paroliere che meglio sono entrate nell’anima dell’artista, in punta di piedi, a saccheggiarne tutta la poesia.
Poi una dopo l’altra le canzoni che hanno accompagnato la vita di almeno tre generazioni, momenti di grande intensità.
L’entusiasmo della piazza (che, forse, senza il caldo di questi giorni avrebbe manifestato ancora di più la sua  gioia) è letteralmente esploso in un’ovazione a metà del primo tempo dello spettacolo. Cori e applausi ininterrotti che hanno impedito per alcuni minuti all’interprete di continuare lo spettacolo. Tutti in piedi ad applaudire il suo talento, la sua inconfondibile voce e la sua generosità (ha sfidato il caldo umido, spendendo sul palco senza riserve le proprie energie).
Dovrebbe essere abituato a queste acclamazioni e invece, ogni volta, Renato Zero si emoziona. Lo rivela il primo piano trasmesso dagli schermi ai lati del palcoscenico. Sorridente scruta la piazza, dalla platea agli spalti. Sembra voler assorbire tutto l’affetto e la stima che c’è in quell’applauso. E poi dice: “Sono sinceramente felice di essere qui! Sappiate che vi porterò ovunque io vada voi e Napoli. Sarete sempre nel mio cuore in tutti i momenti della mia vita”.

Chi ancora si stupisce del legame dell'artista con il pubblico, in serate come queste deve solo osservare e lasciarsi contagiare. Renato Zero potrebbe cantare anche senza le suggestive scenografie messe a punto con i suoi collaboratori. L’effetto sarebbe lo stesso. E invece no. Come sa dar risalto agli artisti che chiama sul palco ad esibirsi con lui, così fa con ogni suo collaboratore. La musica – come ha spiegato presentato ogni elemento dell’orchestra e suoi coristi - diventa intesa, complicità, amicizia.

Per queste due sere del tour estivo ha riscritto in napoletano “Il carrozzone”, la canta con gli artisti che nelle due sere si alternano sul palco (Gragnaniello, Sal Da Vinci, Lina Sastri, Peppino di Capri, Angela Luce, Peppe Barra). Tra i brani, l’immancabile “Amico” è dedicata a tutti gli artisti napoletani che non ci sono più. I loro nomi appaiono, l’uno dietro l’altro. In primis c’è quello di Pino Daniele.
E ci sono le canzoni dedicate al suo pubblico, fra cui “Quel bellissimo niente” che ricorda i suoi inizi e l’affetto dei fan (“ci sei stata da sempre mia bellissima gente”).

Ma non è finita. Ecco “Il cielo”, brano composto alla chitarra quando aveva sedici anni. Una canzone che va oltre i limiti del tempo. Renato ha riproposto quel parlato scandito con lui anche dai fedelissimi («Ma che uomo sei/ Se non prendi un barattolo di vernice insieme a me/e ricominciamo a dipingere questo mondo, grigio/questo mondo, così, così stanco/dell'amore che vuoi, dell'amicizia che rincorri da sempre!/Dipingiamolo di noi, di noi zerofolli, di noi zeromatti/ A noi che basta un sorriso, una stretta di mano/ e a me che basta dirvi...vi amo!») e chiude con un altro imprevedibile omaggio: apre il mantello bianco che ha sulle spalle, si volta e mostra la serigrafia della basilica di San Francesco di Paola e tutto il porticato della piazza che vi è impresso. I fuochi pirotecnici non fanno che accendere di magia la piazza. E si torna tutti bambini pieni di stupore con il naso all’insù, mentre l’artista si allontana dietro le quinte.



Non priverà il suo pubblico della canzone diventata la dedica reciproca di un rapporto ultra cinquantennale: “I migliori anni della nostra vita”.
Ma non è ancora finita. Anche se ormai può concedersi di guadagnare anche lui l’uscita, la sua voce accompagna il defluire ordinato del pubblico.
A nessun concerto s’è vista la gente defluire verso le uscite, cantando il brano che accompagnava i titoli di coda del concerto ( per le due tappe napoletane “Tu si’ ‘na cosa grande”, brano di Modugno che Renato Zero propose e incise già nel 2000, nell’album “Tutti gli zeri del mondo”). Cantavano proprio tutti. Magia di una serata che si spera possa presto ripetersi.
A piazza del Plebiscito, come al tempo dei Festivalbar, ma finalmente con uno spettacolo dei suoi, completo, studiato nel dettaglio. Non è  nuovo Renato, come ha scritto qualcuno, ai duetti. Forse è  stato uno dei primi ad aprire ai colleghi il suo palco. 
Un grazie particolare a un artista davvero unico, nonostante tanti nuovo cantanti lo scimmiottino. 
E oggi pomeriggio al Foqus un talk con il giornalista Federico Vacalebre e il dono delle nuova maglie ai bambini della.squadra calcistica dei Quartieri spagnoli.
Renato torna presto e, come si dice (e canta) a Napoli “Sta casa aspetta a te”. Il pubblico ti ha dimostrato quanto gli sei caro.
Stefania De Bonis

venerdì 14 giugno 2024

Chi si rivede in piazza del Plebiscito: Renato Zero!!!

 

Ci siamo. Dopo tanti anni in cui chi ama le sue canzoni ha seguito i suoi concerti a Roma e a Eboli, Renato Zero torna a Napoli, in piazza del Plebiscito,  il 21 e 22 giugno, (la prima serata sold out in pochi giorni) con il concerto "Autoritratto", stesso titolo del recente lavoro discografico pubblicato lo scorso dicembre. Alcune date estive e poi a ottobre il tour dei concerti evento proseguirà.

S'inizierà alle 21 con una scaletta che dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere simile a quella dei concerti della scorsa primavera che pure di sera in sera presentavano sorprese e novità. Non mancherà qualche canzone entrata nel cuore di più di una generazione, come "La favola mia". E non mancheranno "regali" ideati ad hoc per il pubblico napoletano.

Attesa anche l'esecuzione dei nuovi brani di Renato Zero, inclusi del Cd "Autoritratto", cinque dei quali già eseguiti in concerto ("Quel bellissimo niente", "L'avventuriero", "Fortunato" inediti eseguiti nel tour "ZeroSettanta" e "Zero a Zero" presentato nell'omonima serie di concerti del 2023 e "Non ti cambierei" dedicato all'amico Albano nel conserto per i suoi 80 anni). Gli altri otto brani sono nuovissimi, nati d un lavoro certosino su se stesso, sulle sue emozioni, sulla sua musica.
"Megafono io, dell'inquietudine e portatore sano di speranza e solidarietà".
Portatore inevitabilmente anche di tante emozioni una delle sue canzoni più belle di questo ultimo lavoro discografico è senza dubbio "Vita" composta da un giovane autore che sembra leggere nell'anima di Renato Zero, Lorenzo Vizzini . Non resta che attendere le sue sorprese. Stasera, intanto, i suoi concerti estivi si aprono a Bari.    
                                                                                                                                       Stefania De Bonis
 



 

sabato 8 giugno 2024

La buona abitudine dell'esser grati

Seneca, filosofo latino, ne scrive la virtù della gratitudine sia nel “De Beneficiis” sia  nelle “Lettere a Lucilio” dove annota: “dimostrare gratitudine è un bene maggiore per te che per il tuo prossimo; a lui càpita un fatto comune, di tutti i giorni, riavere quello che ha dato, a te un fatto importante, generato da uno stato d'animo di intensa felicità, aver dimostrato gratitudine la coscienza della gratitudine nasce solo in un animo straordinario e fortunato”.

Qui accanto l'articolo che ho scritto per "Mimì", settimanale della domenica del Quotidiano del Sud. La consegna del premio gratitudine alla senatrice Liliana Segre e la bellissima intervista fattale da Mario Calabresi mi ha suggerito una riflessione sulla buona abitudine di essere grati per quello che si riceve, in cui ho inserito anche l'emozione che mi ha dato  la lettura del libro  pubblicato nel 2015 da Olivers Sack intitolato proprio “Gratitudine”, in cui lo scrittore, affetto da un cancro, analizza la propria vita e si dice grato “per quanto avevo ricevuto dagli altri, ma anche per essere riuscito a dare qualcosa in cambio…Più di tutto sono stato un essere senziente, un animale pensante, su questo pianeta bellissimo, il che ha rappresentato di per sé un immenso privilegio e una grandissima avventura”. E conclude “Mi sento felice e grato per tutto questo, ma nulla mi tocca come quel cielo notturno pieno di stelle”.

 

domenica 11 febbraio 2024

Un giallo raccontato a due voci

È un giallo raccontato a due voci: quelle di Carlo Cappai archivista del tribunale e di Walter Andretti giornalista. Sono i due protagonisti di "Tutti i particolari in cronaca", nuova piacevole crime story di Antonio Manzini.
Un genitore magistrato ingombrante e detestato che gli ha fatto respirare l'aria dell' ingiustizia e lo ha catapultato nello stesso mondo un tribunale...Cappai archivia carte reperti in cui per lo più non si è cercato l'indizio giusto. Perché i casi irrisolti restano tali per la superficialità.
Si aggira tra gli scaffali in cui sono riposti questi fascicoli quasi sentendosi chiamato da alcuni casi che hanno colpito la sua attenzione o che lo hanno coinvolto personalmente e qui incontrerà Walter Andretti un giornalista. Walter è un po' annoiato dal lavoro in cronaca e rimpiange le pagine sportive  sportive. Improvvisamente si ritrova a seguire una serie di omicidi ma non sa dove mettere le mani. chiede aiuto ai cronisti più esperti e alla fine si ritrova nell'archivio del tribunale a cercare fra le carte qualche indizio che possa svelargli qualcosa. Alla fine si rende conto che è lì la chiave di tutto. Il nuovo lavoro di Manzini è convincente. Il duplice racconto non appesantisce il ritmo incalzante e tenere con il fiato sospeso fino alle ultime pagine. Un giallo ben riuscito in cui non c'è solo il gusto del racconto ma anche un tema molto attuale che è proprio quello dei delitti irrisolti. Nel racconto di Manzini sia il giornalista sia l'archivista non si arrendono all'oblio della verità. Chi in un modo chi in un altro (non vogliamo svelare altro) combatterà fino alla fine per farla venire a galla.
E chissà se Walter possa tornare con nuove inchieste giornalistiche, ormai calato nella cronaca giudiziaria prima con curiosità e poi con un grande rispetto per la verità e per le persone. Bravo Manzini!
Stefania De Bonis