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sabato 17 giugno 2023

Francesco Nuti. La tenerezza che spunta dal passato

Il cuore dei Giancattivi era lui, Francesco.  Tenero, smarrito, ma anche impertinente e sornione. Esplodeva con quel “Dammi un bacino” o “te la mi mamma la lasci stare, capito?”.
Quelle frasi le usavamo anche noi, in casa coi fratelli, con la mamma, con gli amici. Una vita fa.

Un po’ di vita nostra che fugge via, ora che anche Francesco non c’è più. Ora che il dolore del suo corpo e della sua anima lo hanno lasciato in pace e finalmente può tornare un angelo riccioluto, tenero, dallo sguardo ingenuo e a tratti furbissimo.

Francesco Nuti è morto il 12 giugno scorso, a 68 anni a Roma. Con grande discrezione gli amici di una vita, quelli veri, quelli che non fanno passerella ai funerali, lo hanno accompagnato. E con loro la gente che non ha dimenticato quell’eterno ragazzo scivolato in un destino avverso proprio quando la vita poteva offrirgli ancora tutto quello che di bello meritava.

Gli inizi. Il trio cabarettistico dei Giancattivi (gli altri componenti erano da Alessandro Benvenuti e Athina Cenci) aveva debuttato alla radio con “Black Out” ed era diventato popolarissimo con lo spettacolo della Rai “Non stop” e poi con “La Sberla”, fino a portare il meglio del repertorio anche sul grande schermo nel 1981 con il film “A ovest di Paperino”.

Un futuro da solista. Nel 1982, Francesco Nuti debuttò come sceneggiatore e interprete di alcuni film entrati nella storia del cinema italiano (“Madonna che silenzio c'è stasera” (1982), “Io, Chiara e lo Scuro” (1983) e “Son contento” (1983) e con “Io, Chiara e lo Scuro” vince anche il David di Donatello ed il Nastro d'argento come migliore attore protagonista.

Il debutto come regista. Nel 1985 si cimentò con la regia del film Casablanca, Casablanca (1985), ideale seguito di Io, Chiara e lo Scuro, grazie al quale vinse il premio come miglior regista esordiente al Festival internazionale del cinema di San Sebastián ed il secondo David di Donatello come miglior attore. Seguiranno: "Tutta colpa del paradiso" (1985), "Stregati" (1986), "Caruso Pascoski" (di padre polacco) (1988), "Willy Signori e vengo da lontano" (1989) e "Donne con le gonne" (1991).


Francesco cantante
. Nel 1988 partecipa al Festival di Sanremo con la canzone “Sarà per te”, in seguito incisa anche da Mina, e, duettando con Mietta, col brano Lasciamoci respirare, composto dal cantautore Biagio Antonacci ed inciso poi nel 1992.

Un momento di impasse. Nel 1994, il suo nuovo film “OcchioPinocchio”, non ebbe il successo sperato e fino al 2001 Francesco con tenacia, ma forse senza crederci più tanto, propose “Il signor Quindicipalle” (1998), “Io amo Andrea” (2000) e “Caruso, zero in condotta” (2001). Cominciò la depressione, il ricorso all’alcol e ci fu un tentato suicidio. Gli amici gli erano vicino, lo spronavano. Ma spesso quando si precipita in questo buio involontariamente si respingono proprio le persone care. Cinque anni dopo l’ultimo film in cui veste i panni dell'ispettore Francesco De Bernardi, impegnato in un intricato delitto legato al caso Moro: “Concorso in colpa”.

Incidente domestico. Una terribile caduta per le scale, in casa, e un ematoma cranico determinano un ricovero d'urgenza. In coma fino al 24 novembre 2006 Francesco Nuti fu trasferito, per velocizzarne la ripresa, in un centro di riabilitazione neuromotoria. Nel maggio del 2009 tornò a casa, ma le sue condizioni non lasciavano sperare in una ripresa totale del suo organismo: non parlava né camminava. La sua salute così fragile richiese, spesso, nuovi ricoveri. Il fratello Giovanni e la figlia Ginevra (dal 2017 tutrice del suo papà) si presero cura di lui.

“Madonna che silenzio…” Sporadiche le apparizioni pubbliche Nel 2011 uscì la biografia “Sono un bravo ragazzo - Andata, caduta e ritorno”, a cura del fratello Giovanni Nuti. L'11 maggio 2014 partecipò ad una festa organizzata per il suo 59º compleanno dagli amici di sempre, quali Leonardo Pieraccioni, Carlo Conti, Giorgio Panariello e Marco Masini, al Mandela Forum di Firenze. Vi presero parte 7.000 persone. Segno che il suo silenzio non ne aveva cancellato il ricordo e l’affetto.

 Il 7 dicembre del 2019, ricevette il Premio Internazionale Vincenzo Crocitti 2019 "Alla carriera", ritirato per l'occasione dalla figlia Ginevra. E il 12 giugno l’addio definitivo. Il silenzio è diventato pace.

Ma per noi, che abbiamo amato le sue espressioni, la sua poesia, la sua voce, la sua creatività nemmeno un film in tv? Un omaggio degno di lui? C’è una testimonianza bellissima di Giovanni Veronesi, di alcuni anni fa,- Vale la pena riascoltarla, clicca qui .

Stefania De Bonis