Il
cuore dei Giancattivi era lui, Francesco. Tenero, smarrito, ma anche impertinente e
sornione. Esplodeva con quel “Dammi un bacino” o “te la mi mamma la lasci
stare, capito?”.
Quelle frasi le usavamo anche noi, in casa coi fratelli, con la mamma, con gli
amici. Una vita fa.
Un
po’ di vita nostra che fugge via, ora che anche Francesco non c’è più. Ora che il
dolore del suo corpo e della sua anima lo hanno lasciato in pace e finalmente
può tornare un angelo riccioluto, tenero, dallo sguardo ingenuo e a tratti
furbissimo.
Francesco
Nuti è morto il 12 giugno scorso, a 68 anni a Roma. Con grande discrezione gli
amici di una vita, quelli veri, quelli che non fanno passerella ai funerali, lo
hanno accompagnato. E con loro la gente che non ha dimenticato quell’eterno
ragazzo scivolato in un destino avverso proprio quando la vita poteva offrirgli
ancora tutto quello che di bello meritava.
Gli inizi. Il trio cabarettistico dei
Giancattivi (gli altri componenti erano da Alessandro
Benvenuti e Athina Cenci) aveva debuttato alla radio con “Black Out”
ed era diventato popolarissimo con lo spettacolo della Rai “Non stop” e poi con
“La Sberla”, fino a portare il meglio del repertorio anche sul grande schermo
nel 1981 con il film “A ovest di Paperino”.
Un futuro da solista. Nel
1982, Francesco Nuti debuttò come sceneggiatore e interprete di alcuni film
entrati nella storia del cinema italiano (“Madonna che silenzio c'è stasera” (1982), “Io,
Chiara e lo Scuro” (1983) e “Son contento” (1983) e con “Io,
Chiara e lo Scuro” vince anche il David di Donatello ed il Nastro
d'argento come migliore attore protagonista.
Il debutto come
regista. Nel 1985
si cimentò con la regia del film Casablanca, Casablanca (1985), ideale
seguito di Io, Chiara e lo Scuro, grazie al quale vinse il premio come
miglior regista esordiente al Festival internazionale del cinema di San
Sebastián ed il secondo David di Donatello come miglior attore. Seguiranno: "Tutta
colpa del paradiso" (1985), "Stregati" (1986), "Caruso Pascoski" (di padre polacco) (1988), "Willy Signori e vengo da lontano" (1989)
e "Donne con le gonne" (1991).
Francesco cantante. Nel 1988 partecipa al Festival di Sanremo con la canzone “Sarà per te”, in seguito incisa anche da Mina, e, duettando con Mietta, col brano Lasciamoci respirare, composto dal cantautore Biagio Antonacci ed inciso poi nel 1992.
Un momento di impasse. Nel 1994, il suo nuovo film “OcchioPinocchio”,
non ebbe il successo sperato e fino al 2001 Francesco con tenacia, ma forse
senza crederci più tanto, propose “Il signor Quindicipalle” (1998), “Io
amo Andrea” (2000) e “Caruso, zero in condotta” (2001). Cominciò
la depressione, il ricorso all’alcol e ci fu un tentato suicidio. Gli amici gli
erano vicino, lo spronavano. Ma spesso quando si precipita in questo buio
involontariamente si respingono proprio le persone care. Cinque anni dopo l’ultimo
film in cui veste i panni dell'ispettore Francesco De Bernardi, impegnato in un
intricato delitto legato al caso Moro: “Concorso in colpa”.
Incidente domestico. Una terribile caduta per le scale,
in casa, e un ematoma cranico determinano un ricovero d'urgenza. In coma fino
al 24 novembre 2006 Francesco Nuti fu trasferito, per velocizzarne la ripresa,
in un centro di riabilitazione neuromotoria. Nel maggio del 2009 tornò a casa,
ma le sue condizioni non lasciavano sperare in una ripresa totale del suo
organismo: non parlava né camminava. La sua salute così fragile richiese,
spesso, nuovi ricoveri. Il fratello Giovanni e la figlia Ginevra (dal 2017
tutrice del suo papà) si presero cura di lui.
“Madonna che silenzio…” Sporadiche le apparizioni
pubbliche Nel 2011 uscì la biografia “Sono un bravo ragazzo - Andata,
caduta e ritorno”, a cura del fratello Giovanni Nuti. L'11 maggio 2014
partecipò ad una festa organizzata per il suo 59º compleanno dagli amici di
sempre, quali Leonardo Pieraccioni, Carlo Conti, Giorgio Panariello e Marco
Masini, al Mandela Forum di Firenze. Vi presero parte 7.000 persone.
Segno che il suo silenzio non ne aveva cancellato il ricordo e l’affetto.
Il 7 dicembre del 2019, ricevette il Premio
Internazionale Vincenzo Crocitti 2019 "Alla carriera", ritirato per
l'occasione dalla figlia Ginevra. E il 12 giugno l’addio definitivo. Il
silenzio è diventato pace.
Ma per noi, che abbiamo amato le sue espressioni, la sua poesia, la sua voce, la sua creatività nemmeno un film in tv? Un omaggio degno di lui? C’è una testimonianza bellissima di Giovanni Veronesi, di alcuni anni fa,- Vale la pena riascoltarla, clicca qui .
Stefania De Bonis