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lunedì 18 aprile 2022

Il nuovo lavoro musicale di Renato Zero




Ha voltato un’altra pagina del voluminoso, colorato e ricco libro della propria carriera. Dopo il triplice cd ZeroSettanta ecco il nuovo progetto discografico ed editoriale. È musica sacra: “Atto di Fede - musiche e liriche di Renato Zero”. Il lavoro consta di due cd, posti alla fine di un libro che ne raccoglie i testi, la dedica dell’artista e i ringraziamenti a tutti coloro che nella sua vita sono stati e sono importanti.
C’è Renato, con il suo stile. Non c’è il suo inconfondibile repertorio, ma questo progetto vibra della sua anima, forte e fragile, della sua ricerca di infinito e di libertà. Renato Zero guarda in alto. “Atto di fede”, l’ha detto lui stesso nella conferenza stampa lo scorso 6 aprile, è una proposta coraggiosa, una sfida. Si dice che chi vive una forte esperienza di fede senta anche il pressante il bisogno di comunicarla. E l’artista ha i mezzi per farlo: la musica, la sensibilità e quell’inquietudine che lo ha sempre portato a una ricerca incessante dentro sé e attorno a sé.

Il ragazzo di 70 anni ha coraggiosamente mostrato una parte del suo mondo interiore, facendo comprendere che il colloquio con Dio è certamente intimo, personale, ma che la fede va condivisa. A questo proposito la lettera introduttiva di Renato aiuta a metterci nella sua prospettiva e a pensare a Dio come a un padre accogliente. Certo, per chi ha avuto un’esperienza di paternità accogliente, protettiva, incoraggiante (come ammette lo stesso autore ogni volta che parla del papà) immaginare un Dio-Padre è più facile; ma ci sono molti modi per conoscerLo ("Parla con Dio") ed esserGli riconoscente ("Grazie Signore").

E Renato Zero ha voluto raccontare, soprattutto, quello che Dio ha messo nel nostro cuore e intorno a noi. Ecco perché le lettere che precedono ogni brano, introducendone il tema, sono tasselli che, anche se non parlano di Dio, compongono comunque quel mosaico sacro della vita che l’artista romano ha voluto mettere in musica. Già ha sfiorato questi argomenti con la Vita è un dono e, soprattutto, con Nei giardini che nessuno sa (a quest’ultima canzone ha fatto riferimento lo stesso Zero in conferenza stampa). L’ “Atto di fede” che il suo autore ha definito un modo di “accarezzare Dio” è rivolto a tutti coloro che cercano un senso, che hanno vissuto con sgomento e paura questi ultimi due anni o qualche assenza improvvisa nella loro vita.

La Coralità: lettere e liriche

È il grande pregio di questo lavoro artistico, che non parla di valori senza condividerli. C’è un tema assegnato da Zero a 15 amici o, come li definisce, “apostoli della comunicazione”. Nomi noti, pescati nel mondo del giornalismo, della chiesa, della politica, della filosofia, dello sport, dell’editoria, dello spettacolo…

Tranne che in due casi (e nelle lettere scritte dallo stesso Renato), non sono loro a leggere la propria lettera. Pur comprendendo l’intento dell’autore di creare una condivisione, con l’intervento di sei voci narranti, quasi a creare una rappresentazione scenica, qualche volta la voce narrante è troppo impostata nella recita. Più intensi e coinvolgenti sono i brani letti dai loro autori.

Vincente l’idea di raccogliere tutto in un libro: permette di leggere, lettere e testo delle canzoni, come un tutt’uno. La parola scava dentro. L’ascolto porta in un’altra dimensione.

I 19 brani inediti scritti da Renato Zero non sono interpretati tutti dall’autore. L’artista (con la sua inconfondibile voce profonda che riesce a passare da note basse a toni molto alti ed estesi) non gioca a essere assoluto padrone della scena: fa un passo indietro e sceglie di accostare alla propria quelle voci che meglio riescono a riprodurre le emozioni che ha voluto stanare dall’anima. Lo affiancano - e cantano anche da solisti - tre giovani interpreti con bellissime voci che ben si coniugano con quella di Renato Zero, quando cantano insieme. Sono Giacomo Voli, vincitore di All Together Now, Lorenzo Licitra, vincitore dell’edizione 2017 di X Factor e Manuele Murè.

I temi.

Diciannove lettere, 19 brani musicali e una bellissima, nuova versione di “Ave Maria” che l’artista presentò nel 1993 a Sanremo. Uno stimolo dietro l’altro che inducono a riflettere, sulla vita, sul perdono, sugli abbandoni, sui viaggi, sulle assenze, sulla donna, sulla paternità, sulla natura, sulla giustizia…E spicca un piccolo capolavoro di poesia “Padre mio” interpretato a due voci da Lorenzo Licitra e Manuele Murè: un Gesù Bambino e un Gesù adulto a colloquio con il Padre. Il brano è introdotto dalla lettera di Aldo Cazzullo. Il tema della giustizia è affidato al filosofo e politico comunista Mario Tronti (la nonna di Renato era sorella del padre), che scrive “Giustizia non ci sarà senza fratellanza” e il difficile tema della morte a Walter Veltroni (“La morte ci deve prendere sempre, mentre godiamo la bellezza di una vita che va assaporata e non divorata, va goduta e non consumata febbrilmente”).

Coro, musicisti e orchestra

Per quest’opera di arte sacra Renato Zero ha scelto il Coro Internazionale dell'Orchestra Filarmonica della Franciacorta e il coro di voci bianche dellIstituto Madonna della Neve di Adro. L’arrangiamento d’orchestra è del maestro Adriano Pennino. L’esecuzione musicale è stata affidata alla Budapest Art Orchestra diretta da Andras Deak, e ai solisti Stefano Di Battista (sassofono) e Andrea Griminelli (flauto) che accompagnano la lettura di alcuni brani.

Dopo i quattro concerti di settembre Renato Zero lavorerà a una versione di “Atto di fede” per i teatri lirici? Per ora chiude la sua opera editoriale con una pagina a specchio che chiede: Rifletti?