Furono tre le edizioni straordinarie del Tg del 22 novembre 1963, alle 21.07, 22.28 e 23.58 con cui arrivò in Italia la notizia dell'uccisione di John Kennedy. Ruggero Orlando, corrispondente da New York, ricostruì le concitate fasi dell’attentato, l'inutile corsa all'ospedale. Poi le edizioni straordinarie dei giornali andarono a ruba, ovunque. Anche a Napoli l’emozione fu immensa: i napoletani volevano bene davvero al presidente americano. Lo avevano dimostrato pochi mesi prima, in una calda giornata di luglio, accalcandosi per la strada per salutarlo. Tutto documentato dalle telecamere della Rai, che avevano trasmesso in diretta l’evento, e dalle edizioni straordinarie dei quotidiani locali.
“A noi Kennedy
piace: è un giovane espansivo”, aveva commentato una delle 700mila persone
stipate per le strade di Napoli, dove il 2 luglio 1963, su una limousine
scoperta, il presidente degli Stati Uniti di America aveva percorso gli oltre
16mila km, in piedi, dalla sede Nato di Bagnoli a Capodichino ... Un’ora e più
di tragitto, al fianco del presidente della Repubblica italiana Antonio Segni.
Tra le
bandiere italiane e americane, il
suono festoso delle sirene delle navi e i colpi di cannone della Marina
Militare, John Kennedy non ebbe attenzione che per la distesa di persone che,
soprattutto all’uscita della grotta delle Quattro Giornate, si presentò ai suoi
occhi. “Ciao John” gli gridavano. E Kennedy,
sorpreso, quasi divertito, si voltava, rispondendo a quelle mani che si
agitavano, spuntando da una folla quasi informe. Dai balconi alcuni lanciavano
fiori
Arrivato alla base Nato di Bagnoli, dov’era atteso per l’unico discorso ufficiale della tappa italiana, il Presidente non deluse le attese, riaffermando l’idea di “nuova pace” e i suoi punti cardine: la democrazia progressista, l’appoggio tangibile dei governi europei, la libertà economica, il comune desiderio di unità e una duratura e reciproca fiducia. Certo ci fu qualche imprevisto: i microfoni del palco fecero i capricci, costringendo il Presidente Kennedy a “rianimarli” con un colpetto e l’asfalto appena rifatto per il caldo s’incollò alle ruote dei motociclisti del corteo presidenziale. Ciò non rovinò la festa per quel “giovane espansivo”, fatta anche da persone giunte dalla provincia e, come scrisse “La Stampa”, dalla “gente più umile”. E quest'aspetto colpì molto il presidente Kennedy che, poco prima di salire a bordo dell’aereo che lo avrebbe riportato a casa, si congedò dicendo: “L’accoglienza affettuosa di Napoli ci rende più triste la partenza, più felice il pensiero del ritorno”. Poco dopo inviò un biglietto all’onorevole Giovanni Leone, allora presidente del consiglio: “Viva Napoli, J.F.”
Stefania De
Bonis
Per approfondire:
- I video dell’Istituto Luce
- I quotidiani del novembre 1963 (consultabili su prenotazione all’Emeroteca Biblioteca Tucci: info@emerotecatucci.it )
- Gianni Bisiach, Il presidente. La lunga storia di una breve vita, Newton Compton editori
- Robert Dallek, JFK, John Fitzgerald Kenendy. Una vita incompiuta, Arnoldo Mondadori editore
- Jim Garrison , JFK Sulle tracce degli assassini, Sperling & Kupfer Editori