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lunedì 23 maggio 2022

Ricordando Falcone, la moglie e la sua scorta

Alle 17.58 di trent'anni fa, la mafia fece saltare in aria un tratto dell’autostrada A29, all’altezza dello svincolo di Capaci, uccidendo Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro

Un ricordo personale
Lavoravo nella redazione Interni ed esteri del Giornale di Napoli, ma quel giorno ero a Roma. Come tutti, di fronte a un evento così grande, ricordo perfettamente il momento in cui appresi la notizia. Era sabato ed ero andata a vedere il primo saggio scolastico della mia prima nipote. Ero appena tornata a casa, avevo acceso la tv. Ed ecco il tg1 condotto da Angela Buttiglione. Notizie confuse e poi l'annuncio della morte, all' ospedale civico, del giudice Giovanni Falcone, e poco dopo della moglie, durante un intervento chirurgico. Il magistrato Francesca Morvillo inizialmente sembrava soltanto ferita alle gambe. 

Sembrava una sconfitta per tutti
Cominciò a vacillare l'idea che pochi, onesti e coraggiosi uomini dello Stato potessero sconfiggere la mafia, svelarne le collusioni con la politica, far comprendere ai giovani da che parte stare. Una puntata di Samarcanda trasmessa soltanto otto mesi prima, il 26 settembre 1991, dal teatro Biondo di Palermo a reti unificate con il Maurizio Costanzo Show (Rai 3 e Canale 5). Era stata una serata dedicata alla memoria di Libero Grassi, l'imprenditore siciliano ucciso da Cosa Nostra per essersi opposto al pagamento del pizzo. Anche allora ricominciò a serpeggiare la paura fra chi avrebbe voluto seguirne l'esempio. Ma quella puntata fu un grido di ribellione, un no alla mafia, un sì a uomini come Falcone, Borsellino. Bisognava crederci. Otto mesi dopo quell'esplosione tolse il fiato a molti. 
Ma ci fu un uomo più di tutti che, consapevole al destino simile a cui andava incontro, non smise di denunciare, di cercare i colpevoli: Paolo Borsellino. Da Palermo, dal giorno dei funerali venne il più bel gesto di riconoscenza e di rispetto verso le vittime di Capaci venne dalla gente comuni, dai giovani, dalla gente perbene che ha mostrato il volto del coraggio, della voglia di cambiare, del desiderio di non soccombere. Fu messa sotto accusa la politica che si metteva in vetrina, che aveva lasciato il giudice Falcone solo. Lo sgomento, la paura iniziale divennero rabbia, poi voglia di portare avanti le idee di Falcone e di Borsellino. Quel 23 maggio e, poi, quel 19 luglio, non avrebbe infranto il sogno della vittoria sulla mafia. E quel sogno cammina ancora, mentre la mafia non è più forte come prima.
Le ricostruzioni
Accanto alle ricostruzioni investigative, sono tanti i libri scritti sulla strage di Capaci, tante le ricostruzioni giornalistiche. Quando nel 1996, lavoravo quotidiano "La Città" di Napoli, nella redazione Cultura e Spettacoli, mi capitò fra le mani un libro fresco di stampa delle edizioni Battaglia: "Così salvammo Falcone" di Andrea Ballerini. Un falso d'autore. Con il mio collega facemmo una pagina dedicata al ricordo di Falcone e scelsi quel libro per immaginare un finale diverso.