A Roma, in questi giorni, sta per concludersi “Zero A Zero. Una sfida in musica”, il tour che ha confermato (se ce ne fosse stato bisogno) i pregi di Renato Zero, artista che sa rinnovarsi e stupire senza rinnegare sé stesso. Abiti di scena nuovi che giocano con il bianco e il nero delle due anime racchiuse in lui e che si uniscono alla moltitudine di costumi di scena, colorati e luccicanti, che mostra in un video, a sul finale, per un colpo d’occhio su uno spicchio della sua carriera.
Renato Zero è un artista che ha resistito agli assalti del tempo e delle mode, anche perché è stato più veloce di loro. Sempre avanti coi tempi. È l’immagine della libertà tradotta in musica, ma dietro (e si vede) c’è tanta professionalità. Perla rara al tempo di oggi. Di sé confessa, cantando, di essere “solo più esperto e maturo di ieri”. Lo fa nel delizioso duetto dal palco, vestito di nero, con Zero in video, truccato e vestito di bianco. “Zero a Zero” è il brano inedito in cui le due anime “duellanti”, una grintosa, l’altra istintiva, comprendono di non poter fare a meno l’una dell’altra. Ognuna con il proprio spazio di libertà e creatività, condividendo il grande amore per la vita.
UN REPERTORIO VARIO E AMATISSIMO.
Spettatrice di una straordinaria serata al Palasele di Eboli il 23 aprile scorso, provo a fissare alcuni momenti del concerto in cui Renato Zero ha coinvolto, intrattenuto, bacchettato e, soprattutto, interpretato le sue canzoni (circa trenta, se si contano anche i video e i medley) con una voce potente, chiara, inconfondibile. Fare una cronaca delle tre ore è difficile: uno spettacolo di Renato Zero va vissuto, non raccontato. Anche chi non è sorcino o zerofolle, alla fine se ne rende conto.
L’ossatura dello spettacolo:
una sfida musicale
Scorrono, una dietro l’altra le più belle canzoni del repertorio dell’artista. Sono i brani che descrivono quella sfida perenne, fra la natura esuberante e provocatoria e quella più sensibile e riflessiva. Da “Io uguale io” a “Vivo” e a una magnifica “La Favola mia” (interpretata mentre dietro spalle di Renato Zero sono proiettate le immagini degli spettacoli che dagli anni Settanta ad oggi ha portato in giro per l’Italia). Quasi nessuno resta deluso. Ci sono i successi più amati: “Inventi”, “Rivoluzione”, “Via dei Martiri”, “Svegliatevi poeti”, l’acclamatissima “Spiagge”, “Nei giardini che nessuno sa”, “Fortuna”, “Più su”, “A braccia aperte”. Ed ecco il medley con Siamo eroi / Artisti / Sogni di latta / Dimmi chi dorme accanto a me…Applauditissimo. Si diverte Renato, accenna passi di danza e gioca intonando i due brani più ironici: “Ufficio reclami” e il più recente “Troppi cantanti pochi contanti” (tratto dal trittico musicale ZeroSettata del 2020).
EMOZIONI CONDIVISE IN MUSICA
In ogni canzone qualcuno riconosce una parte di sé o il ricordo di un momento vissuto. La voce di Renato Zero tocca ogni corda delle emozioni. Forse il segreto è questo: non si canta insieme una canzone che piace, ma si canta insieme un’emozione condivisa. Così “Amico” diventa una struggente dedica a tutti gli amici volati via, da Ennio Morricone a Raffaella Carrà, da Carla Fracci a Claudia Arvati, da Pino Daniele a Gigi Proietti. Non fa in tempo a inserire il nome di Federico Salvatore fra i nomi che scorrono sullo schermo alle sue spalle ma lo cita alla fine invitando all’applauso.
RENATO E CHARLOT.
Uno dei momenti più belli, oltre all’esecuzione di “Più su”, è la versione di “Magari”, proposta, come lo scorso settembre, da Renato Zero, seduto su una panchina con la flebile luce di un lampione alle sue spalle e pochi spot a illuminare il palco. Un’armonia di immagini (sullo schermo con il tenero incontro fra Charlot e la fioraia cieca, dal film “Luci della città”), musica e voce che sembrano trascinare improvvisamente in una sala cinematografica d’altri tempi. È la magia che sa creare! È l’arte che, come disse Charlie Chaplin non può vivere senza il sentimento.
TRA IL PUBBLICO.
Arriva “Cercami”, che Renato Zero intona con il pubblico, scendendo dal palco fra la gente che, imprudentemente, gli corre incontro costringendolo a tornare su suoi passi. Sarebbe bello invece che ciascuno rimanesse al proprio posto, lasciando l’artista libero di muoversi come desidera. Così come sarebbe bello ascoltare alcune canzoni intonate soltanto da lui. Perché pur interpretandole in modo diverso, negli anni, Renato Zero non è di quei cantanti che stravolgono i brani con i virtuosismi e acuti improbabili. Piuttosto sceglie di farsi accompagnare soltanto dal maestro Danilo Madonia, al pianoforte e proporre un’intensa interpretazione di “Marciapiedi”, “l’università” da lui frequentata.
C’E’ SEMPRE UNA SORPRESA.
GLI OCCHI PUNTATI AL
CIELO.